Borghi antichi, Fortezze & Festival nel sud della Toscana
Questa avventura ha inizio alle porte di Grosseto e prosegue verso il cuore della penisola italiana, lungo i confini tra il Lazio e la Toscana: un itinerario alla scoperta di un altro angolo della Maremma e della strada dei vini di Montecucco, che ha in serbo per te panorami sorprendenti, piccoli ed antichi borghi, cantine dai prodotti deliziosi, il tutto da esplorare attraverso un breve viaggio in un angolo di paradiso quasi segreto della Toscana.
Queste 10 tappe dai paesaggi pressoché incontaminati e quasi sconosciuti nel cuore della Maremma sono ubicate su stradine secondarie che si trovano sulla via principale da e per Roma o per la costa ed abbracciano strade del vino, riserve naturali nazionali e luoghi che racchiudono importanti tasselli della storia toscana, ancora poco esplorati, ma che insieme hanno collaborato a realizzare la regione che noi tutti oggi conosciamo.
Questo itinerario si snoda attraverso il sud della Toscana e della Maremma, passando per la Val di Chiana e seguendo parte dell'itinerario della Strada del Vino Montecucco e dei Sapori d'Amiata ed immergendosi in uno scenario fiabesco, fatto di cime vulcaniche, miniere ricche di minerali e fortezze che si impongono sulle vallate dall'alto della loro posizione collinare.
1 - Abbadia San Salvatore
L'Abbazia di San Salvatore è un complesso benedettino che risale al lontano 762. Ceduta, in seguito, ai cistercensi, l'abbazia ha giocato un ruolo importante nella storia a livello regionale e si è trovata spesso in conflitto con le famiglie dominanti degli Aldobrandeschi e degli Orsini, così come con altri alleati di quello che fu il Sacro Romano Impero. Conobbe il suo periodo più florido dal X° al XII° secolo, ma nel 1782 fu soppressa e ridotta ad una mera pieve.
L'abbazia, un tempo, ospitava il Codice Amiatino, il più antico manoscritto a noi pervenuto della versione completa della Bibbia in latino volgare
Nell'anno 833, tre copie della Bibbia furono commissionate per essere scrupolosamente copiate a mano: una copia era destinata come regalo a Papa Gregorio II, ma il libro nel 9° secolo fu ospitato all'interno dell'Abbazia del Salvatore vicino al Monte Amiata (da cui deriva l'aggettivo "amiatino"), dove rimase fino al 1786, quando fu ceduto alla Biblioteca Laurenziana di Firenze.
Un volta visitata la chiesa, passando sotto l'arco in pietra puoi raggiungere il cuore del centro storico, le cui stradine sono rimaste pressoché intatte rispetto a centinaia di anni fa.
Museo Minerario
Quando l'abbazia cominciò a perder l'importanza che aveva assunto nell'area, fu la miniera che aiutò la città a ritrovare un pò del suo antico splendore. Il museo minerario è ancora composto in gran parte dalla sua struttura originale, impressionante con le sue imponenti dimensioni. E' diviso in tre aree distinte e vi è un mini treno che ti condurrà all'interno di una delle antiche cave minerarie, con un audio registrazione in quattro lingue, oltre ad un affascinante centro multimediale; l'ultima parte è designata ad illustrare ai visitatori le varie fasi dell'estrazione del mercurio, che ti farà concludere in bellezza il tuo viaggio esplorativo. Vi è un biglietto da pagare per entrare nel museo, aperto tutti i giorni; il percorso in treno ha posti limitati naturalmente, per cui è necessario prenotare in anticipo, ma ne vale davvero la pena!
2 - Campagnatico
Situata molto lontano dall'Abbazia, la cittadina di Campagnatico vanta una tradizione storica di oltre 1000 anni, con documentazione pervenuta fino ad oggi che risale al lontano 973. In realtà, questa ridente località maremmana affonda le sue radici in tempi ancor più remoti, dato che sono stati scoperti reperti fossili risalenti addirittura a ben 4.5 milioni di anni fa. Nelle immediate vicinanze, vi sono anche numerosi siti archeologici di grande importanza, che testimoniano la lunga permanenza nell'area sia degli Etruschi che dei Romani.
Nel visitare oggi Campagnatico, puoi ammirare le sue antiche mura, costruite tra il 12° e il 13° secolo, il complesso fortificato conosciuto anche come "Fortezza Aldobrandesca", che domina l'intero centro storico ed una torre di guardia, successivamente trasformata nel campanile della chiesa di San Giovanni Battista, costruita verso il 13° secolo in stile romanico-gotico.
A sud di Campagnatico troverai la Pieve Vecchia, a due passi dal fiume Ombrone, costruito intorno all'anno mille riutilizzando la cisterna di una vecchia villa romana. In alternativa, puoi optare per una deviazione verso Montorsaio, dove potai ammirare ancora uno squisito esempio di Cassero Senese, comune struttura architettonica costruita come ultima difesa delle numerose fortificazioni dell'area.
Gli Albori
Se sei curioso e vuoi approfondire la conoscenza delle origini dell'uomo, puoi fermarti e visitare il villaggio preistorico de Gli Albori, dove sono state ricostruite antichi edifici: i palaeos, infatti, sono stati realizzati rispettando il più possibile le testimonianze a noi giunte e ritrovate in diversi scavi archeologici in tutta Italia, appartenenti al periodo che va dall'Età del Bronzo ai primi anni dell'Età del Ferro.
Sito ufficiale
3 - Paganico
Siena decise, nel 1262, di costruire Paganico come "borgo franco", ovvero una comunità medievale libera da tasse o privilegi di esenzione e, costruendovi mura possenti, rese la cittadina uno degli avamposti militari fortificati più importanti ubicati lungo il confine meridionale della repubblica. Questa allegra località ha preservato in parte le sue originali mura medievali dalla pianta rettangolare, diverse torri e due porte di accesso, ancora visibili: Porta Grossetana o Porta Franca una, mentre l'altra, dominata da un'alta torre, è conosciuta come "Porta Senese o Cassero Senese", ubicata in direzione di Siena, la più imponente e maestosa tra le due.
La Chiesa di San Michele Arcangelo, la cui realizzazione risale tra il 13° e il 14° secolo, periodo di fondazione del borgo, ospita una serie di affreschi risalenti al 14° secolo (1368) attribuiti al pittore senese Biagio di Goro Ghezzi; si nota sin da subito che la chiesa fu trasformata, poi, in un esempio di architettura gotica, per poi essere sottoposta ad importante ristrutturazione nel 1933. Inoltre, vi è il Palazzo Pretorio, del XIV secolo, e il Palazzo del Vecchio Ospedale, del XIII° secolo.
4 - Cinigiano
Sviluppatasi intorno ad un magnifico castello del 12° secolo, la ridente cittadina di Cinigiano vanta il meglio de “mare e monti”, sebbene non si trovi esattamente in prossimità nè dell'uno, nè degli altri. La fresca brezza che arriva dal Mar Tirreno ed il verde paesaggio che si estende ai piedi del Monte Amiata creano il clima ed il contesto perfetti per la produzione di un ottimo vino.
Fondata e così chiamata in onore di Bernardino di Cinigiano, suddito dei potenti conti Aldobrandeschi, Cinigiano fu governata dai discendenti di Bernardino fino a quando Siena non la prese con la forza. I nuovi signori rafforzarono un regime basato sull'austerità, causando la ribellione del popolo. La città, così, passò sotto il controllo di Grosseto fino a quando non fu annessa al Regno d'Italia nel 1859.
Ricorda le date di questi festival
Ogni ottobre si tiene a Cinigiano la “Festa dell’Uva” con una sfilata di carri allegorici stile Carnevale di Viareggio. Un altro evento da tener presente è “Calici di Stelle”, durante il quale le tradizionali cantine del borgo, fatte tutte in pietra, aprono le loro porte a chi vuole degustare i famosi vini Montecucco DOC.
Museo Etnografico Casa Museo (Monticello Amiata)
Cominciata come semplice collezione della documentazione attestante la raccolta delle castagne locale, elemento fondamentale della vita e dell'economia di zona, oggi copre ogni aspetto della vita quotidiana e del duro lavoro rurale nel periodo del tardo diciannovesimo secolo.
Riserva Naturale Poggio all’Olmo
Si tratta di oltre 400 ettari di parco protetto, ubicati tra Cinigiano ed Arcidosso, all'interno dei quali si snodano sentieri da percorrere sia in bici che a piedi. La Riserva confina con un affluente del fiume Orcia e si estende fino ad arrivare alle colline di Poggio all'Olmo (1018 metri), Poggio Materaio (939 metri) e Poggio la Torretta (854 metri).
5 - Montenero d’Orcia
Si suppone che il territorio di Montenero sia abitato sin dall’era preistorica, grazie ai manufatti in pietra risalenti a circa 50.000 anni fa, ritrovati insieme ad altri reperti archeologici come le necropoli etrusche del III°-II° secolo AC. Ma la Montenero che conosciamo oggi, con la conformazione urbanistica attuale, è documentata per la prima volta nel 903, con un atto di vendita per l’Abate Petrone recante il nome “Casale Munteniru”, e poi quello di “Castello di Monte Niro” nel 1015, dove sembra fosse posseduto dall’Abbazia di San Salvatore.
Le mura cittadine e le fortificazioni circondano e proteggono la città dal 10° secolo, nonostante siano state modificate diverse volte fino al 13° secolo; la parte delle mura che si è conservata meglio è, senza dubbio, quella che include la porta doppia e che consiste di caratteristici archi rotondi. Anche la Pieve di Santa Lucia (12° secolo) merita una visita: è la pieve principale di Montenero e conserva, al suo interno, un crocifisso in legno di Ambrogio Lorenzetti, lo stesso artista che lasciò importanti tracce del suo passaggio a Siena, ed un affresco del Buon Governo.
Festival locali: buon cibo & ottimo vino
La piazza principale ospita un museo dedicato alla storia del posto ed alla tradizione locale della coltivazione delle uve e della produzione del famoso vino di Montenero, così come della produzione di olio extra vergine di oliva e della raccolta delle castagne, aspetto fondamentale dell’economia del piccolo borgo e dell’intera area. Alla fine di maggio/primi di giugno, ogni anno ha luogo la “sagra per eccellenza” di Montenero, durante la quale si rende omaggio ai sapori ed ai profumi locali sotto forma di lasagne, ma non solo: la Pintata del Rotolo è una sorta di Palio, durante il quale i diversi rioni della cittadina competono l’uno contro l’altro facendo rotolare per le vie del borgo grosse balle di fieno.
6 - Seggiano
Storicamente, il centro fu costruito all’inizio del 10° secolo, come possedimento dell’Abbazia di San Salvatore, che in seguito cedette parte dei suoi diritti all’Abbazia di Sant’Antimo vicino Montalcino. Le origini medievali sono ancora evidenti, “incastonate” nelle mura esterne di alcuni edifici e della cinta muraria cittadina. Tre sono le porte che permettono di accedere al borgo medievale: Porta di San Gervasio, Porta di Azzolini e Porta di Mercato.
La Chiesa di San Bartolomeo, costruita nel 13° secolo e sottoposta a ristrutturazione diverse volte in epoca successiva, è composta da 3 navate e preserva, al suo interno, un polittico del 14° secolo ed affreschi del 16° secolo.
Sapori di Seggiano
L’estate comincia alla grande a Seggiano con la Festa della Ciliegia, mentre a dicembre ha luogo “Olearie”, festival dedicato all’olio nuovo per il quale la cittadina è famosa non solo in Toscana, ma in tutto il Bel Paese.
Giardino di Daniel Spoerri
La scelta del nome “Giardino” non è assolutamente casuale, ma si riferisce allo storico nome dell’area sulle mappe locali: “Il Paradiso”, o anche “Giardino dell’Eden”. Si tratta di un’area che si estende su una superficie di circa 16 ettari in cui sono sparse più di 100 opere d’arte contemporanee realizzate da oltre 50 artisti, un luogo meraviglioso che ben si merita l’appellativo di Giardino dell’Eden. Aperto al pubblico da Pasqua ad ottobre (chiuso tutti i lunedì), dai un’occhiata al sito web per ulteriori dettagli.
7 - Arcidosso
Arcidosso, menzionato per la prima volta in un documento datato 4 marzo 860 come possedimento di San Salvatore, trae il suo nome dalle parole latine “arx” e “dossum”, che stanno a significare, rispettivamente, forza e dosso (colle). Il castello fu costruito, con tutto probabilità, intorno all’anno 860, guadagnandosi il titolo di edificio più antico d’Italia e uno dei più antichi d’Europa. Secondo alcuni, fu costruito - su volere della famiglia Aldobrandeschi - sulle rovine di un edificio longobardo preesistente; segui via Scaletta, entrando dalla porta principale (Porta di Castello) e ti troverai in cima alla città, di fronte a questa impressionante fortezza, da cui potrai godere delle vedute emozionanti sul paesaggio del Montecucco.
Così come la maggior parte dei borghi di zona, anche Arcidosso è caratterizzato da una cinta muraria impressionante: la prima cerchia ha due porte di accesso - o entrate: la Porta di Castello, ubicata lungo via Cavour, e la Porta di Mezzo, detta anche Porta di Orologio a seguito della sua ristrutturazione verso la metà del 1800.
La seconda cerchia, invece, include la Porta di Talassese, alquanto imponente con i suoi archi originali.
Tra i vari luoghi da visitare, puoi fermarti alla Chiesa di San Niccolò, i cui primi documenti ufficiali risalgono al 1144 - si tratta, quindi, di una delle chiese più antiche di Arcidosso - e alla Chiesa di Sant’Andrea, situata vicino a Porta Talassese, che risale all’anno 1188. Per coloro che vogliono scoprire anche i sapori locali, vi sono diversi ristoranti dai menù deliziosi e squisiti, tra cui vorrei segnalarti L'Ora del Giotto Enoteca (11:30-15:00 e 18:00-21:30), dove avrai la possibilità di scegliere tra semplici snack o menù completi, sempre accompagnati dai vini locali inclusi il Brunello, il Vino Nobile e, ovviamente, il Montecucco DOC.
Pieve di Santa Maria a Lamula
Il campanile è visibile dalla strada che si percorre da Arcidosso verso Seggiano e Montenero: sembra far capolino tra i fitti alberi del bosco ed invitarti a fare una sosta per esplorare questo luogo suggestivo. Lungo la strada, vedrai un'indicazione marrone e bianca per la Pieve, dalla quale si snoda un sentiero di circa 300 metri da percorrere a piedi (quasi tutto in salita): la prima parte è la più ripida e una volta percorsi i primi 50-75 metri si appiattisce per permetterti di avere un panorama da vicino di questa meraviglia di paesaggio. Questa importantissima pieve fu documentata, per la prima volta, nell’anno 853 con una pergamena in cui l’Imperatore Lothar II conferma la proprietà di questa tenuta dell’Abbazia di San Salvatore del Monte Amiata: Santa Maria a Lamula ha origine come “distaccamento” dell’Abbazia di San Salvatore verso l’inizio del 9° secolo, ritenuta necessaria dato che l’area era particolarmente ricca di risorse naturali. Si suppone che il nome derivi da una mula, che si fermò e si inginocchiò all’ingresso principale della Pieve in adorazione della Santa Madre...le impronte delle ginocchia della mula sono tutt'oggi visibili all’entrata!
Merigar West
Un altro luogo religioso dell’area che richiama visitatori provenienti da ogni dove è il tempio sacro tibetano situato sul Monte Labbro e fondato da Namkhai Norbu nel 1981. Merigar significa letteralmente “casa della montagna del fuoco”, ovvero - simbolicamente - “casa dell’energia”. Si tratta di un luogo circondato dalla natura, da faggeti e castagneti, un luogo di assoluto relax in cui dedicarsi al riposo totale ed alla meditazione. Il Gompa - il tempio buddista - fu costruito nel 1990.
8 - Santa Fiora
Nel 1439, dopo il matrimonio tra Bosio I Sforza e l’ultima erede degli Aldobrandeschi, Cecilia, la contea fu ereditata dalla famiglia Sforza, che avrebbe governato il Ducato di Milano e gli altri possedimenti in Toscana e nelle Marche. Il nome - ed il potere - degli Sforza hanno umili origini: l’ascesa ad una posizione di potere e controllo fu dovuta soltanto all'intelligenza del patriarca ed alla sua personale forza bruta (da cui deriva, appunto, il cognome Sforza).
La prima menzione di questa località la si ha in una pergamena del 27 giugno 833, con cui veniva stabilita l’importanza di Santa Fiora come base per la famiglia Aldobrandeschi. Nel visitare la città, noterai sicuramente la “La Peschiera di Santa Fiora”, ubicata appena dopo la Porta San Michele, uno splendido parco realizzato su volere degli Sforza dove, in tempi medievali, esisteva anche un vivaio di trote e dove vengono raccolte le acque di sorgente del fiume Fiora che, un tempo, alimentavano i mulini e le industrie, una volta uscite dal parco. Vi è anche la Chiesa della Madonna delle Nevi, all’interno della quale si trovano degli affreschi di Francesco Nasini (1640), recentemente ristrutturati.
Santa Fiora vanta anche un’impressionante e significativa collezione di opere realizzate dai della Robbia (i fratelli e maestri fiorentini specializzati in capolavori in ceramica): queste opere, in origine commissionate dal Conte Guido Sforza, decoravano la cappella privata dei conti di Santa Fiora. Se ti avanza un pò di tempo, è una tappa che merita senz’altro una visita.
Museo delle miniere di mercurio del Monte Amiata
Il Museo delle Miniere di Mercurio è situato al piano terra del Palazzo Sforza Cesarini, in Piazza Garibaldi, nelle stanze che un tempo ospitavano le cucine e le sale di servizio dei nobili proprietari. Il palazzo fu costruito intorno al 1575, al posto di quella che un tempo era l‘originale Fortezza aldobrandesca di Santa Fiora, ed è caratterizzata da strutture architettoniche con muri in pietra su cui sono state aperte finestre rettangolari, mentre il piano terra ospita una serie di porte ad arco tondo. All’interno del medesimo edificio, si trova anche il comune.
9 - Roccalbegna
Se il Sasso scrocca, addio la Rocca
Questo detto locale fa ben immaginare la posizione di questa allegra località maremmana: incuneata tra due maestose montagne in pietra che sembrano quasi toccare il cielo con le loro vette. Nonostante l‘affascinante conformazione delle rocce, che suggeriscono quasi l’idea di una cittadina costruita appositamente per la difesa, Roccalbegna si estende, in realtà, quasi interamente in pianura, sulla vallata. Come la maggior parte dei borghi della zona, anche questo era di proprietà della famiglia Aldobrandeschi nel 13° secolo, prima di passare sotto il dominio di Siena verso la fine del secolo, sotto la cui giurisdizione rimase fino alla metà del 16° secolo. Con la caduta della Repubblica di Siena, passò alla contea di Santa Fiora; verso la seconda metà del 17° secolo, Roccalbegna fu ceduta alla famiglia senese dei Bichi e rimase sotto il loro controllo fino al tardo 18° secolo, quando divenne - finalmente - un comune libero del Granducato di Toscana.
Nel visitare questo piccolo borgo, ti consiglio di fermarti presso la Chiesa dei Santi Pietro e Paolo, il cui altare fu onorato con uno stupendo trittico rappresentante la Madonna con Bambino, i Santi Pietro e Paolo e parte della smembrata pala d’altare di Ambrogio Lorenzetti, che risale ad un periodo non ben definito del 14° secolo. Le mura esterne furono costruite durante il 13° secolo dai Conti Aldobrandeschi e, più tardi, dalla Repubblica di Siena, che si “intrometteva” nella linearità del perimetro con le torri di guardia; se cerchi l’antica porta di accesso, troverai però soltanto la Porta Maremma rivolta verso sud, fuori nella piazza della Chiesa della Madonna del Soccorso.
La fortificazione distesa sopra il borgo era una fortezza minore, usata essenzialmente come punto di riferimento più che come struttura difensiva: costituiva, più precisamente, il sistema di difesa del centro di Roccalbegna insieme alla fortezza Aldobrandesca ubicata in cima all’altra rocca. Con tutta probabilità, fu costruita all’inizio del 13° secolo dai Conti Aldobrandeschi, ma fu abbandonata verso i primi del 15° secolo, a causa della sua perdita di importanza strategica e militare.
Conosciuta più comunemente come Rocca Aldobrandesca, questa fortezza risiede sulla cima di una delle due formazioni rocciose a picco, rivolte verso Roccalbegna: fu costruita nel Medioevo dagli Aldobrandeschi come bastione difensivo e punto di osservazione, pressoché inespugnabile grazie alla sua posizione a strapiombo. La Fortezza Aldobrandesca, detta anche Il Sasso, è la fortificazione principale e più impressionante del centro storico di Roccalbegna: è ubicata, infatti, in cima alla rocca più alta, con l’area abitata che si estende dinanzi ai suoi piedi.
Castello di Triana
La memoria di questo luogo risale al 760, ma l’esistenza del castello è documentata solo dagli atti attestanti la divisione dei beni da parte della famiglia Aldobrandeschi nel 1216, quando fu assegnato a Santa Fiora. Nel 1388 il Castello di Triana fu acquisito dalla famiglia senese dei Piccolomini, che ne fece la sede della propria casata nel 16° secolo.
Riserva Naturale Bosco dei Rocconi - oasis WWF
La Riserva Naturale Bosco dei Rocconi copre un’area di circa 371 ettari ed è situata nella valle del borgo di Roccalbegna: è stata denominata Oasi del WWF. Il territorio è caratterizzato da un ambiente pressoché selvaggio, costituito da pareti rocciose, gole scavate nella roccia, foreste di tipo mediterraneo con alberi centenari e zone ancora inesplorate. E’ attraversata da due fiumi: il Rigo e l’Albegna. Straordinaria è la varietà di orchidee spontanee (ben 28 specie diverse!)
Focarazza di Santa Caterina e il Palio "dello Stollo"
Una tradizione alquanto unica che vuole rendere omaggio al martirio di Santa Caterina da Siena, condannata a morte sul rogo nel 4° secolo. Come da tradizione, viene acceso un grosso falò il 24 novembre, intorno ad un palo molto alto, detto “stollo”. Una volta che le fiamme sono ridotte a brace, ha inizio il Palio vero e proprio: i diversi rioni del borgo prendono lo stollo e corrono per le strade del centro fino alla propria casa base.
10 - Castell’Azzara
Secondo la leggenda, tre fratelli della famiglia Aldobrandeshi - Ildebrandino, Bonifacio e Guglielmo - desideravano tutti ricevere il grande onore di commissionare la costruzione di un imponente castello per questa bellissima città. Incapaci di raggiungere un accordo tra di loro, i tre si sfidarono in un gioco, il vincitore del quale avrebbe costruito non solo il castello, ma anche tre torri che avrebbero dovuto rappresentare i tre fratelli. Oggi, Castell’Azzara rende omaggio a questa antica leggenda con il proprio stemma - un castello con tre torri, ognuna con un dado bianco ben affilato in cima.
Castell’Azzara si estende sui versanti del Monte Amiata ed un tempo era particolarmente importante per l’estrazione di minio. Dapprima, fu sotto il dominio degli Aldobrandeschi, e poi parte della Contea degli Sforza di Santa Fiora fino al 1624. Castell’Azzara è ricordato nel 1216 come possedimento dei Conti Aldobrandeschi del ramo di Santa Fiora e fece parte dei beni delle vicine città di Siena ed Orvieto.Nel 1297, divenne parte dei territori della famiglia orvietana dei Baschi, per poi ritornare tra i possedimenti degli Aldobrandeschi fino al 1439, quando passò agli Sforza a seguito del matrimonio tra Cecilia Aldobrandeschi e Bosio Sforza. Infine, Castell'Azzara seguì il medesimo destino toccato a Santa Fiora, finendo a far parte del Granducato di Toscana nel 17° secolo.