Ciò che comunemente si intende per street food non è una novità del panorama enogastronomico, anzi: si tratta di un adattamento alle esigenze attuali e moderne di cibi tradizionali che hanno fatto la storia e la cultura culinaria dei vari luoghi di cui sono originari.
Con l'espressione presa in prestito dal vocabolario inglese Street Food, si intende quel cibo che si mangia per strada, senza sedersi al tavolino come d'abitudine, magari passeggiando o fermandosi a sedere su una panchina o un marciapiede...insomma, un pò dove capita. Oggi lo street food è diventato un'arte, sinonimo di tradizione, genuinità ed autenticità, uno dei modi più sicuri e garantiti di mangiare il vero cibo tradizionale locale, prodotto artigianalmente con ingredienti freschi e locali ed offerto per la degustazione in modo semplice e cordiale, in un'atmosfera familiare ed amichevole, dove le maniere cosiddette alla bona ben si sposano con il contesto culinario e contrastano, invece, con la ricercatezza e la raffinatezza dei ristoranti stellati che, spesso, di autentico - oltre alla forma - hanno ben poco!
Ogni regione d'Italia, così come ogni località toscana, ha il suo cibo di strada tipico che oggi più che mai, dati i ritmi e la frenesia che animano le notre vite quotidiane, ha preso piede come un abitudine alimentare che pressappoco può esser definita quotidiana. Si tratta appunto, di piatti ed alimenti che costituiscono le basi della tradizione culinaria locale, come la trippa o il lampredotto fiorentini, solo che un tempo vi erano le nonne o le mamme che preparavano per tutta la famiglia queste ricette un pò più elaborate e dai tempi di preparazione più lunghi rispetto a ciò che magari siamo abituati a mangiare una volta rientrati a casa dopo il lavoro.
Spesso siamo costretti a star fuori - per lavoro intendo - magari anche durante l'ora di pranzo, senza aver abbastanza tempo per sedersi al tavolino e godersi con calma un lauto pranzetto. Ecco che arriva in nostro soccorso il cibo di strada, senza considerare, poi, che offre la possibilità di degustare vere e proprie delizie locali a prezzi molto più che accettabili, il che non è davvero cosa da poco!
In Toscana, quelli che vanno per la maggiore sono da sempre i panini: comodi, veloci ed economici, sono una soluzione dalle mille sfaccettature, dato che possono essere riempiti con qualsiasi cosa, dalla cotoletta alla frittata, passando per alternative anche più leggere ovviamente!
Il pane toscano - sciocco - ben si presta ad essere abbinato con qualsiasi ingrediente saporito, dato che ne esalta il sapore; il classico panino con il prosciutto è ormai largamente conosciuto, che si tratti poi di prosciutto, salame o mortadella dipende solo dal gusto di chi sceglie. Senza considerare, poi, che insieme all'affettato si può aggiungere del formaggio - di qualsiasi tipo - e delle salse, che oltre all'universale mayonese, spaziano dalla crema di funghi a quella di carciofini, solo per citarne alcune.
Firenze fa da padrona al panino con la trippa e il lampredotto: sebbene ora lo si possa trovare un pò ovunque, è proprio nel capoluogo toscano che questi piatti sono nati e si sono diffusi. E' un altro modo di degustare quelle ricette tradizionali che un tempo ci godevamo seduti a tavolino in famiglia, a ridere e a scherzare anche per diverse ore - perchè si sa, a tavola non si invecchia, come dice un detto toscano! I chioschi - o i cosidetti paninari o porchettari, anche se qui si entra in un'altro ambito - si trovano un pò ovunque, ma Nerbone al Mercato Centrale di San Lorenzo a Firenze sembra essere stato unanimemente eletto uno dei migliori di tutta la regione.
Quando si parla di porchettaro, ci si riferisce nello specifico al chiosco che vende il panino con la porchetta, un'altra di quelle specialità locali che difficilmente oggi avremmo il tempo di preparare a casa. La porchetta è il maialino arrostito sulla brace con uno spiedo apposito ed insaporito con spezie e pepe, come tradizione vuole. Il classico panino con la porchetta, che fuori Firenze sostituisce il panino con il lampredotto o la trippa, fino a qualche tempo fa era prerogativa di sagre, feste locali e...rientri notturni - o meglio, mattutini - da serate in discoteca: se chiedete a qualsiasi adolescente qual'è stata - o tuttora è - la tappa obbligatoria prima di rientrare a casa dopo una serata trascorsa fuori, la risposta sarà sempre il porchettaro! Ovviamente non vi è solo il panino con la porchetta: hot dog e hamburger, ma soprattutto panini con salsicce alla griglia e cipolle rifatte, una delizia leggera, digeribile e fortemente consigliata prima di infilarsi sotto le coperte e concedersi un bella dormita!
Non dimentichiamoci, inoltre, che il classico panino farcito può essere sostituito dalla focaccia o schiacciata, che si può trovare più o meno saporita, con sale ed olio o pepe.
Non vi sto nemmeno a parlare delle focaccine ripiene e della pizza, sebbene ultimamente si stia diffondendo la moda della pizza in cono, ovvero un cartoccio di carta gialla con all'interno un trancio di pizza avvolto: quel che cambia è solo l'aspetto e l'assetto da passeggio, non la sostanza!
Ed a proprosito di cartoccio, a me è capitato di mangiarci un pò di tutto all'interno del tipico cono di carta gialla, dal fritto misto a Livorno, alle crocchette di pollo con verdure fritte a Lucca, in una deliziosa friggitoria del Fillungo.
Camminare lungo le vie nel quartiere della Venezia a Livorno con il classico cartoccio in una mano e un bel bicchiere di vino bianco nell'altra è un clichè che personalmente ripeto volentieri ogni volta che ne ho la possibilità.
Livorno, inoltre, è famosa per un altra tradizione dello street food, la mitica cecina, meglio conosciuta in città come cinque e cinque: si mangia, infatti, come farcitura di un panino ed anni or sono, ormai, si era soliti chiedere 5 centesimi di lira di pane e cinque di cecina. Da qui il nome è rimasto cinque e cinque per i livornesi.
Naturalmente, non si può parlare di vero cibo di strada se non è accompagnato da un buon bicchiere di vino, che sia rosso o bianco dipende da ciò che si mangia, o da un'ottima birra, che con i panini è la morte sua!
Non ho minimamente accennato allo street food dolce, ma per questo, in effetti, ci vuole un capitolo a parte!